290 VITA SEGRETA DI GABRIELE D’ANNUNZIO Ma all’ingresso io ero stato avvicinato da un vecchio signore, frequentatore assiduo di quel bar alla moda, il quale non appena aveva saputo che il mio compagno era Gabriele d’Annunzio mi aveva chiesto che lo presentassi a lui. Quel vecchio « viveur » era il conte Balthazi. So che all’attuale generazione questo nome dice poco o nulla: Balthazi? Chi era costui? Rispondo subito: era un uomo assai curioso da almeno due punti di vista. Primo: quel ricco magnate magiaro (della sua passata ricchezza però non esisteva ormai da decenni che il vago ricordo) aveva vinto con un cavallo della sua scuderia il famoso « Doublé Event » che, per chi non lo sa, è costituito dal Derby di Epsom e dal Grand-Prix di Parigi. Secondo (ed assai più interessante): egli era lo zio carnale di Maria Vetsera, l’amante dell’arciduca Rodolfo, la eroina della tragica notte di Mayerling, ed aveva preso parte alla famosa ultima cena del « pavillon de chasse ». Benché fino a quel giorno il vecchio Balthazi fosse riuscito a mantenere un apparente tono di vita da signore, in realtà egli navigava in pessime acque. Tirava innanzi con i sussidi degli amici e qualche volta persino con quelli dei portieri dei clubs di cui era socio ancora. Pagava quando poteva e qualche volta mangiava pure quando poteva. Ma conosceva tutti i grandi della terra, poiché tutti si erano almeno una volta seduti alla sua tavola nei tempi della sua ricchezza, e ciò gli permetteva, bene o male, di vivacchiare in una decorosa miseria. Eppure mai una volta, malgrado le più pressanti e qualche volta solleticanti preghiere, gli era sfuggita una parola o una rivelazione sulla tragedia di Mayerling, che certo gli era nota nei suoi più esatti particolari. D’Annunzio, al quale avevo mormorato all’orecchio la circostanza, non si lasciò sfuggire l’occasione, e pregò insistentemente Balthazi di rivelargli la verità. L’ungherese, come sempre aveva fatto, si schermi. Poi