626 VITA SEGRETA DI GABRIELE D'ANNUNZIO Nondimeno (per tornare all’argomento) anche per la messinscena delle due tragedie affidate alla Rubinstein, d’Annunzio non ebbe un lavoro facile. Fu una incessante « battaglia di dame » che durò mesi e mesi ! Il Poeta che stava silenziosamente conducendo a termine la sua opera ad Arcachon, era ad ogni istante sollecitato ad andare a Parigi. E siccome si guardava bene dall’andarvi, era ogni giorno sommerso da lettere velenose e « cancanières » attraverso le quali le probabili interpreti si dilaniavano a vicenda. « Per amor di Dio, non affidate il “rôle” a Madame X. Non si regge più in piedi... È una centenaria! » « Ho udito che avete scelto Madame Y. Badate ! È la più nota jettatrice del mondo teatrale ! » « Mi hanno detto che date a interpretare la parte della “Fille malade de fièvres” a Vera Sergine. Ma quella non è la “Fille malade de fièvres”; è la “Fille du régiment”! » D’Annunzio, a cui mostravo le lettere, sorrideva come sorrideva agli appelli disperati che Astruc (impresario effettivo dell’opera per conto di Madame Rubinstein) gli inviava, sempre allo scopo di farlo tornare a Parigi e che, ignorando egli il gergo teatrale parigino, lo divertivano immensamente: «Venez pour atmosphère! » - «Il faut que vous preniez langue avec Bour !» - « Madame Simone a rendu son tablier !» - « Les yeux égarés de Bady sont indispensables ! ». E cosi via. Persino per la scelta delle comparse, la battaglia infuriava. A proposito della scelta dei cori delle vergini del «San Sebastiano », una signora, vedova di un colonnello, gli scriveva: « Monsieur Astruc vient de renvoyer ma fille; et je puis vous affirmer, Illustre Maître, que c’est la seule jeune fille qui, l'étant réellement (elle n’est jamais sortie qu’avec moi) aurait le droit de remplir dignement le rôle de vierge, dans une oeuvre éminemment religieuse comme la vôtre » ■