INVENZIONI, MANIE E SUPERSTIZIONI 299 ta mi confidò che entro due anni egli l’avrebbe finita con la vita. Mi disse che aveva già scelto un tipo di morte. Tutti ne avrebbero parlato. E d’Annunzio soggiunse: « Nessuna parte di me più sussisterà. Il mio essere si volatilizzerà in molecole infinitesimali ». « Ma il sig. Le Bargy ha impoverito il mio pensiero, facendomi volatilizzare come un elemento gassoso » commentò più tardi d’Annunzio, durante un gaio desinare in casa sua. « Ho detto che avendo menata finora una vita di eccezione, mi darei la morte quando dovessi rassegnarmi a vivere mediocremente. La mia morte, però, deve essere violenta, quale è stata la mia vita. » Talvolta anche le invenzioni del Poeta che non lo riguardano, prendono l’aspetto d’uno scherzo; uno scherzo gentile che non fa male a nessuno, fatto con tanta verità, affermato con tanta convinzione, che la gente, pur sorridendo, vi abbocca. Cosi, quando d’Annunzio mostra a tutti i visitatori del Vittoriale « Il Ponte degli scongiuri ». Secondo quanto egli afferma, basta che, la prima volta che il visitatore vi passa sopra, paghi il pedaggio di un soldo e chieda una grazia, perché questa venga in breve tempo esaudita dalla divina Provvidenza. Il Poeta non si limita ad affermarlo. Cita degli esempi: « Tempo fa », racconta egli « una signora mi ha scritto inviandomi il soldo e pregandomi di fare il necessario perché le fosse restituito Vamore di un uomo che da qualche tempo l’aveva abbandonata. Feci tutto quel che occorreva e, qualche mese dopo, la signora mi riscrisse che Vamante era ritornato a lei; ma si lagnava che egli gliene facesse passare, di nuovo, di tutti i colori. Come vedete » conclude d’Annunzio mestamente, « accontentare le donne è impossibile ». Chi può sapere, con d’Annunzio, dove incomincia la favola e finisce la verità? Egli è cosi straordinariamente abile, nel tessere storie! Un giorno a Fiume il mio amico e camerata capitano Eu-