300 VITA SEGRETA DI GABRIELE D’ANNUNZIO genio Coselschi, per una delle solite cabale di Corte (che non risparmiarono nemmeno la Corte di Fiume) cadde momentaneamente in disgrazia e dovette dare le proprie dimissioni da segretario generale del Comando. Si stabili all’Hotel Europa, come un borghese qualunque, in attesa che il bel tempo ritornasse a splendere per lui. Ma proprio in quei giorni giunsero a Fiume, in visita, il padre e la madre del capitano, ambedue amicissimi di d’Annunzio e ai quali il figlio non volle comunicare, per non addolorarli, l’avvenuta temporanea disgrazia. D’Annunzio li invitò immediatamente ad una colazione intima al Palazzo del Comando e invitò pure il capitano e me. Il capitano Coselschi pregò il Comandante, a mezzo mio, che gli usasse la grande bontà di lasciar supporre ai suoi genitori che il suo allontanamento dalla carica, noto a tutta la città e che non sarebbe mancato di giungere alle loro orecchie, fosse dovuto unicamente ad una segreta e più importante missione che il Comandante stesse per affidargli. D’Annunzio che, come si sa, ha un cuore ottimo, aderì al desiderio del camerata, e promise di recitare la commedia. Ebbene: durante la cordialissima colazione, egli interpretò cosi magistralmente la sua parte coi genitori del capitano, inventò cosi bene e circondò di tale eloquente mistero la pretesa nuova missione, che non solo i parenti furono felici e fieri pel loro figliolo, ma lo stesso Coselschi, uscendo con me dal Palazzo, mi chiese giubilante: «Ma tu lo sai dove mi vuol mandare?». E, al mio sorriso ironico di stupore, aggiunse: « No, è impossibile che abbia saputo fingere a quel modo! Ti assicuro che ha un’idea! » L’esempio, come prova di facoltà inventiva dannunziana, mi sembra tipico. Le sue invenzioni, specie se è di buon umore, sono a getto continuo.