738 VITA SEGRETA DI GABRIELE D’ANNUNZIO Fu in quel periodo, che provai, per la prima volta nella mia vita (e speriamo per l’ultima) l’emozione di trasformarmi in un ladro; anzi, in un « topo d’albergo ». Quantunque la Delegazione italiana alla Conferenza della Pace, che aveva la sua Sede all’Hòtel Edouard VII, fosse ufficialmente contraria alle pretese della città di Fiume e del suo eroico Comandante, pure la causa per la quale combattevano i Legionari di d’Annunzio era, dal lato morale, cosi alta e patriottica, che molti erano gli entusiasti e numerosissimi i simpatizzanti, fra il personale degli uffici della Delegazione; e non solo nelle gerarchie minori. M’era dunque facile, con una scusa o con l’altra, di frequentare ogni giorno la sede della Delegazione, ed avevo finito coll’avere (date le mie molteplici conoscenze di pace e di guerra) una specie di libero accesso gli uffici. Questo mi permetteva di raccogliere informazioni che potevano essere utili alla causa fiumana. Fu cosi che, in seguito a un’indiscrezione, venni a sapere un giorno che un documento il quale poteva essere gravido di conseguenze gravissime per Fiume, era pervenuto al Presidente del Consiglio italiano da parte di Wilson. Era dunque necessarissimo che io potessi prendere visione in qualunque modo di quel documento per poterne comunicare tempestivamente il contenuto al Comandante d’Annunzio, affinché egli avesse modo di provvedere in tempo. Il prezioso papiro (vi fu chi me ne avverti subito) si trovava in una delle camere occupate dalla segretaria personale di S. E. Nitti; ma fortunatamente ne era stata fatta una copia per un altro importante ufficio della Delegazione. Non mi rimaneva altro da fare, se non volevo perdere un tempo preziosissimo per i fiumani, che trovar modo di penetrare di nottetempo in quel secondo ufficio, il cui accesso era meno difficile dell’altro. Rimanere alla sede della Delegazione mi fu facile. Un