DA CASA DI CAMPAGNA IN VITTORIALE 793 In questa stanza, oltre allo Steinway di Liszt v’è un curioso ritratto di Alessandro de Medici, opera del Guerci-no (i) che, non so perché, d’Annunzio teneva velato durante le evocazioni musicali. Da alcuni anni egli aveva creato una nuova sala per la musica, in aggiunta alla prima. È situata ove era primitivamente l’antica sala da pranzo della villa di Cargnacco. Qjiel locale era divenuto disponibile dopo la costruzione di una nuova ala del Vittoriale, che racchiude la nuova sala da pranzo tutta in toni rosso-sangue, e colle pareti interamente dipinte di lacca dello stesso colore. In questa nuova sala destinata anch’essa, sussidiariamente, alla musica, d’Annunzio riunì tutti gli innumerevoli Budda che si trovavano sparsi nelle stanze del Vittoriale e li raggruppò in forma di altare a piramide, inspirandosi, credo, alle facciate di certi templi birmani. Ma il nuovo tempietto musicale è molto meno suggestivo e riuscito del precedente, forse perché l’ingombro degli oggetti vi è ancora più sensibile e tormentoso per l’occhio del visitatore. Per questa stanza, il Poeta ordinò nel 1926 un altro pianoforte, e ricevendolo scrisse scherzosamente ai fabbricanti che glielo avevano inviato: « Miei cari compagni in costruzioni sonore, « ieri a vespro giunse il pianoforte imprigionato nelle sorde assi di abete... a un tratto si mise a vibrare... « Il Vittoriale è un luogo di misteri e di prodigi. Non senza brividi m’accorsi che l'ombra di Franz Liszt - il quale un tempo fu ospite in questa casa - s'era appressata... e introducendo negli interstizii delle assi le sue lunghe mani immateriali, provava la tastiera e sollevava dalle corde orizzontali una specie di tempesta ritmica verso la prima stella... «... quell'ammirabile Abate ungherese che nella mia remotissima giovinezza volle sonare soltanto per me in una notte di plenilunio a Villa d'Este, e dal ricordo ancor mi trema il cuore giovanile. (1) Almeno cosi afferma il Poeta.