COME D’ANNUNZIO CREA UN CAPOLAVORO 353 « La figlia di Jorio t>: « Quest’opera viveva dentro di me, da anni, oscura ». Comunque, sia per una ragione che per l’altra, entriamo, finita la prima, nella seconda fase creativa del nostro eroe, in quella della documentazione; fase che, per alcune opere, poté essere saltata a piè pari ( « Giovanni Episcopo » e « Contemplazione della Morte»), per altre («l’innocente», il «Trionfo della morte », « Forse che si forse che no », « Il Fuoco », « La figlia di Jorio », « La fiaccola sotto il moggio », « Più che l’amore », « Laus Vitae », « Le Cento e Cento pagine del Libro segreto ») non ebbe che una importanza molto relativa, e che finalmente, per altre opere («La Nave», la « Pisanella », « Le Martyre de Saint-Sebastien », « Fedra », « Francesca da Rimini », « Vita di Gola da Rienzo », « Le città del silenzio », « La canzone di Garibaldi », « Le canzoni della gesta d’Oltremare») fu per d’Annunzio inevitabile e durò talvolta molto a lungo. In questo periodo che abbiamo chiamato di documentazione, d’Annunzio acquista e successivamente divora tutti i libri che direttamente o indirettamente si riallacciano al soggetto che l’interessa in quel momento, libri dei quali preventivamente ha redatto di suo pugno liste interminabili. I suoi librai sono letteralmente mobilitati: talvolta le loro ricerche minuziose occupano un tempo lunghissimo. Talvolta le opere richieste dal Poeta e delle quali gli accade di trovare incidentalmente i titoli in altre, sono completamente esaurite, oppure sono state stampate a pochi esemplari; sono insomma pressoché introvabili o raggiungono prezzi altissimi. È assai raro tuttavia che egli si rassegni. Anche per venti righe che abbiano per lui un particolare interesse, d’Annunzio è capace di comperare una opera in dieci volumi, a prezzo d’amatore, opera destinata a non essere mai più aperta da lui dopo che ne ha consultato, al massimo, due o tre pagine. In casi estremi ricorre alle Biblioteche, o direttamente o per interposta persona. Chi n