134 VITA SEGRETA DI GABRIELE D’ANNUNZIO significativi s'intitolano: “Cosi parlò Zarathustra" - “Genealogia della Morale" - “Di là dal Bene e dal Male" - “Crepuscolo dei Falsi Iddìi" - “La Gaia Scienza". » Di Victor Hugo che egli chiama « un grande artefice della parola » non udii mai parlare da lui se non con grandissima ammirazione. Una sola volta, dopo averne detto tutto il bene possibile, rimase per un momento pensoso, poi aggiunse sorridendo: « Però, qualche volta, anche lui se ne lascia scappare di grosse. Quando, per esempio, nella « Légende des Siècles » adopera la parola « silhouette»parlando di un Dio greco. Quella parola è del 1700!». I suoi rapporti con gli autori stranieri non fecero che crescere e moltiplicarsi con l’andar degli anni. Egli ebbe cosi la possibilità di meglio conoscere gli uomini e la loro opera e talvolta di esprimere giudizi su quest’ultima, quasi sempre favorevoli. Invece, mentre (salvo rispettabili casi) l’ammirazione degli scrittori italiani per d’Annunzio (dal 1880 al 1915) quando è obbligata a manifestarsi trasuda una mal repressa invidia ed è sempre infarcita di restrizioni mentali, debbo dire, ad onor del vero, che non si riscontrò mai un analogo stato d’animo negli scrittori francesi. Nei suoi primi e brevi viaggi in Francia all’epoca del « Sogno d’un mattino di primavera » dato a Parigi con la Duse, a quella della « Città Morta » con Sarah Bernhardt e nel successivo lungo periodo del suo soggiorno francese dal 1911 al 1915, eccettuati i soliti irreconciliabili «boule-vardiers » che detestano in lui il concorrente sia nel campo librario che in quello teatrale, e salvo qualche voce stonata di persone intelligenti ma afflitte come Léon Daudet dalla lue costituzionale della calunnia e della maldicenza (1), (1) D’Annunzio, benché nulla gli sia mai sfuggito di quello che Léon Daudet ha scritto su di lui, interrogato da me un giorno su questo scrittore, mi rispose: t Léon Daudet è un grande ingegno ».