224 VITA SEGRETA DI GABRIELE D’ANNUNZIO « Aggiungeremo che egli pretende di coltivare quel terreno, di produrre miele e frutta, di allevare bestiame, di organizzare una vera e propria industria agricola. «Vedrete, vedrete!... Avremo qui la «Ditta d’Annun-zio » che fornirà ai suoi clienti, fiori e bestie, poesie e vino, discorsi e consigli di politica, e filati di lino, romanzi e profumi, legumi e motti latini... » Un bel giorno improvvisamente il Poeta cessò di recarsi lassù. Con la compera, condotta penosamente a termine, della vecchia casa di Cargnacco, era nato finalmente il « Vittoriale ». Ma non fu questa la sola ragione deH’abbaridono del « Serraglio ». Un’altra ve ne fu (assai più importante per lo studio della mentalità dannunziana) che non sfuggi a quei miei occhi che d’Annunzio chiama in una sua dedica « acuti e attenti », né alle mie orecchie che sono state sempre buone. Ma pur troppo mi è impossibile per ora rivelarla. 1! « Serraglio », con una nobilissima lettera, fu restituito dal Poeta al munifico donatore. Per completare questo studio sulle dimore del Poeta, dovrei anche accennare a due altre case. Ma ho ragione di credere che esse siano esistite soltanto nella fantasia del Poeta, poiché se egli qualche volta vi accennò, fu sempre con un sorrisetto tale da far nascere dei dubbi; e nulla, né un foglio, né una nota, né un accenno, né un documento, io vidi mai che servisse ad autenticare, sia pure nel modo il più vago, il possesso di quelle illusorie abitazioni del P >eta. Una sarebbe una casa comperata da lui in Assisi, « anti-quissimis temporibus », per la somma (credo anche in quei tempi vantaggiosa) di settecentocinquanta lire. La seconda, ut a torre abbandonata e romantica; la « Torre Cavendone » posta sul Lago Maggiore, la quale,