242 VITA SEGRETA DI GABRIELE D’ANNUNZIO « Miei cari direttori, sembra che questo misterioso “Che-vrefeuille” sia un pessimo affare; gli incassi sono magri e il vostro teatro è cosi vasto! « Con un bel gesto che viene ad aggiungersi a tanta magnificenza da parte vostra, so che vi proponete di sostenerlo almeno fino al ritorno della “Gioconda”, forse coll’intenzione di pagare il poeta con la stessa moneta, vale a dire con l’immagine di una immagine. Rinunziate al progetto, ve ne prego. Già prima della prova generale, come tutti sanno, si poteva vedere spuntare il glorioso naso di Cirano nella maschera dell’eccellente assassino Pietro Dagon, che il signor Le Bargy interpreta con cosi perfetta abnegazione. L’illustre autore doveva recarsi a Monte Carlo il giorno di S. Stefano, il 26 prossimo. Interpreterà invece la stessa grande “parte” nella stessa sera, a Parigi. Ecco tutto. « Bisogna rispettare le decisioni del Destino specialmente quando si tratta di un dramma come il mio, irto di fatalità più o meno antiche. « Obbligato come sono ad occuparmi della ricerca della buona carne rossa che alimenta il coraggio dei miei nobili cani, sto terminando di comporre un dramma greco-romano-punico per cinematografo, del genere del “Qjìo Vadis?”. Si tratta di molli chilometri di pellicola silenziosa e estremamente avventurosa. Vedrete. « Ringrazio ancora una volta i miei interpreti, tutti ammirevoli, e vi prego credere, miei cari direttori, alla mia ri-conoscenza più cordiale. « Dal Canile di Villacoublay - 22 dicembre. Gabriele d’Annunzio. » La lettera provocò, come ho già detto, una cortese protesta da parte del signor Pastrone, proprietario di « Cabiria » (il dramma greco-romano-punico), che considerava la confessione dell’autore un po’ troppo spregiudicata e dannosa al successo del « film ». Da vero uomo d’affari, egli