XXV SPLENDORI E MISERIE DEGLI EDITORI DI D’ANNUNZIO DANTE E GLI EDITORI - UN POETA AUDACE - IL « DANDY » ESIGENTE - D/ANNUNZIO ALLE PRESE CON UN UMANISTA -LA FRECCIA DEL PARTO - UN EDITORE « GRAND SEIGNEUR» -LA LOTTA D’ANNUNZIO-TREVES - D’ANNUNZIO «FLIRTA » CON ARNOLDO MONDADORI - LO STAMPATORE INSUPERABILE - IL PRESTIGIATORE - LA PUNIZIONE DI PARIDE - UN EDITORE andò nelPanticamera di una Casa editrice vien fatto ii notare in un angolo un individuo qualunque, qual- cne volta sparuto, che sorride dolcemente all’usciere ogniqualvolta i loro sguardi si incontrano, si può scommettere cento contro uno che quel misterioso individuo è un poeta. Da qualunque editore, il poeta è sempre stato considerato un essere specialissimo che si ostina, per una mentalità tutta sua, basata sull’assoluta mancanza di buon senso, a produrre una merce invendibile o che, tutt’al più, potrà acquistare un valore commerciale quando l’editore stesso e il poeta saranno nella fossa da qualche secolo; prospettiva che mentre commuove fino alle lagrime l’autore dei versi, lascia invece perfettamente freddo quell’uomo pratico e «vissuto» che si chiama editore. Costui, in fondo, non ha tutti i torti. Nel 1318, quando Dante pose fine alla sua «Commedia», il divino poema, per un editore (se a quei tempi ne fossero esistiti), avrebbe rappresentato un mediocrissimo affare. Se ne sarebbero si e no vendute cinque o seicento copie, di preferenza a tutte le persone e famiglie delle quali l’Ali-ghieri aveva arbitrariamente trascinata la cattiva repu- PRUDENTE