GLI AMICI DI D’ANNUNZIO 587 stenza non si è occupato che di ornitologia, l’altro che ha passato tutta la sua vita a cacciare l’elefante nell’Uganda, il terzo che ha presentato alle Autorità federali degli U. S. cento progetti per l’utilizzazione industriale della cascata del Niagara, state pur certi che si metteranno a sua disposizione, e personalmente, e per corrispondenza, felici ed onorati di poter insegnare qualche cosa ad un cosi grande e cosi illustre maestro. Anche in questa categoria di persone spiritualmente più elevate non mancano gli ingenui: quelli cioè che ritengono, in buona fede, che lo studio e le particolarità di quella scienza o di quello sport a cui si sono dedicati unicamente, possano in perpetuo interessare d’Annunzio con una continuità ed una intensità sempre uguali. Cosicché il disgraziato d’Annunzio, spirito multiforme, inquieto ed in preda a continui e fantastici mutamenti, è costretto talvolta a subire per anni ed anni l’invio sistematico ed implacabile di lettere, libri, memorie ed opuscoli sulla nutrizione del-l’uccello-mosca della regione delle Amazzoni, o sull’influenza che esercitano i periodi amorosi dell’elefante sulla bianchezza delle sue zanne, oppure su alcune nuove turbine a quadruplice espansione applicabili ai « geyser » dell’Islanda, mentre ha dimenticato persino le ragioni del suo antico e passeggero interessamento per uno di quegli argomenti. Oltre a queste vaghe categciie di persone fra le quali si reclutano moltissimi dei cospetti «grandi amici di d’Annunzio » ne esiste un’altra importantissima, da me battezzata: « amici della mano sinistra » e che è quella composta degli uomini traditi da d’Annunzio, o per essere più esatti, traditi dalle loro amate col Poeta. Se, come ho detto più sopra, i veri amici di d’Annunzio (o almeno quelli che maggiormente hanno giustificato questa espressione) possono contarsi sulle dita delle mani, ri-