d’annunzio assiste all’inizio della guerra 453 modo da non allarmare soverchiamente la Nazione, lasciavano chiaramente trasparire la gravità del momento che la Francia attraversava. D’Annunzio, che seguiva con ansia di appassionato fratello, piuttosto che con la semplice curiosità d’un letterato neutrale, lo svolgersi degli avvenimenti, ebbe occasione di mostrare quanta parte prendesse alla sciagura francese, prodigando in quei giorni tutta la sua attività alla creazione di quell’Ospedale italiano ideato dalla duchessa di Camastra (i) prima ancora della dichiarazione ufficiale della neutralità italiana, il quale rappresentò in Parigi, sia pure sotto la veste della pietà e della solidarietà umana innanzi al dolore, una prima tangibile prova dei veri sentimenti della massa degli italiani d’allora verso la Francia e i francesi. Il Poeta andava quasi ogni giorno all’Ambasciata d’Italia allora provvisoriamente retta dal principe Ruspoli, primo consigliere d’Ambasciata, in assenza dell’ambasciatore, ed aveva colà lunghi colloqui col principe stesso e con altri italiani della colonia che s’adoperavano a favorire come meglio potevano ogni iniziativa tendente ad alleviare i disagi e le sofferenze delle migliaia di lavoratori italiani che, dal Belgio invaso, si riversavano in Francia per raggiungere la patria. Fu in quei giorni dolorosi e grigi, che in un suo articolo egli non si peritò a deplorare la situazione creata dalla curiosa assenza dell’ambasciatore d’Italia Tommaso Tittoni, il quale si era recato in Norvegia per un viaggio di piacere (amore al turismo veramente eccezionale in un uomo come il Tittoni per natura sua squisitamente sedentario) quando già l’assassinio di Serajevo lasciava presagire a tutti l’imminente pericolo di una conflagrazione europea. (i) Rosa Ney d’Elchingen, Principessa della Moskowa, pronipote del Maresciallo Ney, «le brave des braves», moglie del duca Oddone di Camastra, eletta dama della quale non saprei se maggiormente lodare la gentilezza delPanimo o l’innata fierezza.