l’uomo fisico 25 ze fisiche e piccole umiliazioni estetiche. Un giorno, nel 1921, sembrò decidersi e mi scrisse: « Il dottore ti dirà se è possibile in pochi giorni rimettermi due denti perduti contro la mitragliatrice nella caduta del 28 ottobre 1918 ». Ma poi non ne fece nulla. In più di 700 lettere scrittemi, durante un periodo di trent’anni, d’Annunzio non mi ha mai fatto cenno ad altri mali fisici oltre a quelli da me citati, salvo qualche accenno a vaghe malinconie, a leggeri abbattimenti o a stanchezze passeggere. E non bisogna dimenticare che, per natura o per abitudine, egli tende sempre ad esagerare sino all’iperbole tutto quel che gli reca noia fisica o morale, ed ha l’abitudine di chiamare a testimonio il mondo intero delle sue sofferenze e delle sue seccature! Quelle dunque che ho citate sono a marcio dispetto degli invidiosi e dei denigratori di Gabriele d’Annunzio, che vorrebbero additarlo e lo hanno anche additato al pubblico come il Tiberio della leggenda afflitto da tutte le malattie più vergognose che il vizio possa originare e favorire, le sole infermità croniche del Poeta. E, poiché è inammissibile che ad un uomo curioso e spregiudicato come chi scrive queste memorie, in trent’anni di vita a fianco di un altro uomo possa esser sfuggito anche il più insignificante particolare rivelatore, questa mia affermazione risponde alla più assoluta verità e, come tale, deve essere accettata. Grazie ad un tale fisico d’acciaio e al fatto della pochissima importanza che egli dà alle disgrazie che non lo toccano personalmente, si può dire coi francesi che d’Annunzio «se porte toujours à merveille ». Si dovrebbe dunque dedurne che egli detesti le medicine, o ne usi il meno possibile. Invece ne è un adoratore, e attribuisce ad esse poteri curativi che neppure i più sfacciati fabbricanti, nell’ebrezza della « réclame » dei loro prodotti, oserebbero enunciare. Per lui è un’abitudine e una gioia scoprire una medicina nuova e farsene immediatamente paladino e propagandista. In tutte le specialità far-