d’annunzio e la politica 545 le nazioni usurpatrici e accumulatrici d’ogni ricchezza, contro le razze da preda e contro la casta degli usurai che sfruttarono ieri la guerra per sfruttare oggi la pace, la crociata novissima ristabilirà quella giustizia vera, da un maniaco gelido [questa è per Wilson, e bisogna riconoscere che dal punto di vista letterario è insuperabile] crocifissa con quattordici chiodi spuntati e con un martello preso in prestito al cancelliere tedesco del pezzo di carta »' Concludeva la sua filippica con le seguenti parole: « Ogni insurrezione è uno sforzo d'espressione, uno sforzo dl creazione. Non importa che sia interrotta nel sangue, purché i superstiti trasmettano all’avvenire, con lo spirito di libertà e di novità, l’istinto profondo dei rapporti indistruttibili che li collegano alla loro origine e al loro suolo. « Oppugnare in me, oppugnare in voi la speranza nel giorno prossimo è tentativo stupido e vano. » Come appello alla rivolta mondiale, come sogno generoso e ad un tempo irraggiungibile,ilproclamaèuncapolavoro. Come documento di politica estera, mi permetto di trovarlo inconsistente. Ed è questo, del resto, il suo più alto e più significativo pregio dal punto di vista ¡»etico. Con molta buona volontà potrebbe essere qualificato come appartenente alla politica estera il proclama che d’Annunzio fece lanciare su Parigi il 17 gennaio 1920 da un apparecchio fiumano che compì il percorso da Fiume in 7 ore e 20 minuti. Le numerose copie di quel proclama si sparpagliarono per Parigi nell’ora stessa in cui Millerand veniva proclamato Presidente della Repubblica. Il messaggio si chiudeva con le parole: 0 L’épée de la révolte est bien fourbie... Salut à la quatrième République et au jour prochain! » 35-