32 VITA SEGRETA DI GABRIELE D’ANNUNZIO cui dannunzianesimo arrivò a tal punto da non mandargli neppure i conti e da rifiutarsi di accettare un vecchio pagamento in sospeso quando seppe che il Poeta era in imbarazzi finanziarii (i). Particolari che non racconterei se non sapessi quale importanza hanno avuto sempre i sarti nella vita dei poeti e degli scrittori d’ogni tempo e d’ogni paese. Ai sarti il Poeta usa mandare per mio tramite le ordinazioni. E, per timore che non si ricordino le misure, o che si basino ancora su quelle troppo antiche, non manca mai di misurarsi e di trasmettermi su un foglietto i risultati di questa operazione: « Petto 90 - Cintura 79 - Giro di sedere 98 - Giacca nera bordata e gilet - Vestito completo blu - Due paia pantaloni sobrii. » Il foglietto è del 1919 ed è destinato ad un altro celebre sarto, questo di Parigi, il signor Tomasini. DAnnunzio, che, nella sua lunga esistenza, credo avrà regalato almeno per un valore di mezzo milione di gioielli, ad amiche, ad amici, e a conoscenti d’ambo i sessi, non porta quasi mai oggetti di valore. Per molti anni non ha portato alle dita, e nemmeno regolarmente, che tre anelli: due piccoli smeraldi « cabochons» ed un terzo smeraldo un po’ più grande, anch’esso « cabochon ». Lo smeraldo è infatti la pietra di colore che egli preferisce fra tutte. Da molto tempo non ha più al dito che un cerchietto d’oro che portò all’anulare, durante tutta la sua vita, Lord Byron, e che gli fu donato da un discendente del grande poeta inglese. Spille non ne usò quasi mai, salvo qualche volta, con le cravatte da caccia. Sul « plastron » delle camicie bianche (che ha sempre (1) Segnalo alla storia il nome di questo sarto, unico al mondo. È la Ditta Prandoni di Milano.