476 VITA SEGRETA DI GABRIELE D’ANNUNZIO nunzio; mi chiese premurosamente notizie del mio « principale », che da tempo non vedeva; chiacchierò con me di molte cose riguardanti la strana vita della Parigi di quei giorni. Gli feci allora allusione all’antico progetto di collaborazione e al disinganno provato da tutti coloro che, al solo annunzio, avevano pregustata la gioia di un avvenimento artistico di cosi grande importanza. A quella rievocazione, Rostand ebbe un gesto vago come chi vuol dire: sono ormai cose lontane; poi aggiunse sorridendo: « D’ailleurs, je comprends fort bien que d’Annunzio n’ait pas donné suite à notre vague projet! Un aussi grand artiste que lui n’a rien à gagner à s’adjoindre quelqu’un, fût-il Edmond Rostand ». Riferisco la frase con piacere, poiché, dato il carattere notoriamente superbo di Edmond Rostand e lo smisurato concetto che questi aveva di se stesso e della sua opera, m’è sembrata, sin dal momento in cui l’ho udita, abbastanza sintomatica. In quel momento due giovani ed eleganti signore entrarono nell’ufficio del commissario. « Vi hanno riconosciuto, Maestro », gli mormorai all’orecchio, sapendo perfettamente di fargli cosa gradita. « Credete ? » mi rispose e, in apparenza indifferente, si accarezzò i baffi a punta con la mano bianca e fine, raddrizzando un poco il torso e dando una fuggevole occhiatina di compiacenza al vetro della porta che rifletteva la sua immagine... Qualche minuto dopo mi accommiatai da lui. Né d’Annunzio né io dovevamo più rivederlo ! Ma se nella vita artistica di d’Annunzio non esiste traccia, come ho già detto, di una vera e propria collaborazione letteraria, vi si trovano invece molti esempi di collaborazione artistica d’altra natura. Frequentissima quella