564 VITA SEGRETA DI GABRIELE D’ANNUNZIO è vero, i fedeli; la loro devozione, più forte d’ogni prova, dura da venti, da trent’anni: Annibaie Tenneroni, anche Tom Antongini. Ma un amico? Dove sono i compagni delle ore nere, i confessori dei pensieri segreti, i custodi della gioia e del piacere, quelli che possono consigliar con dolcezza, quelli che non s’accostano né per ammirazione, né per calcolo, né per curiosità, neppure per amore: per aifetto semplicemente; quelli che seguono il genio, avvinti dalla catena degli anni, dalla ghirlanda delle reminiscenze comuni? Coloro che non si chiamano eppure sono presenti, che non s’invocano eppure accorrono, che non s’implorano eppure consolano, dove sono mai? » Alla fine del suo volume, Kochnitzky in parte modifica la sua opinione. Ma lo fa perché ha rivisto il Comandante e perché l’eterno seduttore lo ha ripreso nei suoi lacci. Il che non toglie che la sua prima visione (da me riportata) sia la sola esatta. Come in amore esistono degli esseri (la definizione è di d’Annunzio) « che credono sempre che il loro primo amore sia l'ultimo e l'ultimo il primo », cosi d’Annunzio stesso ha creduto talvolta di essere un vero amico per un simpatico e servizievole camerata d’una settimana, di un mese o di un anno. E, se non l’ha creduto, il che è anche possibile, l’ha certamente affermato, col medesimo entusiasmo e con la medesima sicurezza con la quale un uomo sensibile e romantico dichiara d’essersi imbattuto nel vero ed unico amore della sua vita, ogni qualvolta s’incapriccia di una nuova donna. Egli non si rende conto che per lui l’amicizia può benissimo anche essere solo « episodica » e non avere alcun carattere continuativo. Durante i giorni fiumani chi sono coloro che egli considera suoi amici? Quelli che gli stanno accanto, che partecipano al suo tormento quotidiano, che vivono delle sue stesse an-goscie e delle sue stesse gioie, che sognano le stesse glorie, che nutrono gli stessi ideali patriottici. In quel periodo di