GLI AMICI DI D’ANNUNZIO 577 taceva ad Origo della propria vita intima, delle sue conquiste femminili, delle sue innumerevoli avventure. Per lunghi periodi Clemente Origo fu il depositario discreto e fedele di tutti i trasporti amorosi del Poeta, che egli approvava o disapprovava con molta indipendenza di giudizio; indipendenza favorita dal fatto che egli sembrava aver rinunciato da tempo (benché fosse coetaneo di d’An-nunzio) a tutte le gioie e a tutti i dolori che trovano la loro origine nelle donne. Un bel giorno però (accade a tutti) lo scultore s’innamorò d’una donna, sfortunatamente per lui, misteriosa e restia. La segui a Parigi ove già si trovava d’Annunzio. Confidò all’amico quel suo capriccio e lo incaricò d’intercedere in suo favore presso la inconquistabile dama. D’Annunzio accettò, e il risultato dell’eloquenza del Poeta non si fece attendere: la donna divenne amica di... d’Annunzio. Ciò non deve stupire il lettore. D’Annunzio, anche se non lo diceva, pensava sempre: « les amies de mes amis soni mes amies ». Cesare de Titta, è forse il più antico amico di d’Annunzio. È il classico amico d’infanzia, l’ideale custode dei penati letterari del Poeta, nell’Abruzzo. D’Annunzio lo amava e lo nominava sovente; ma credo che in cinquantanni l’abbia rivisto forse due volte. Troppo lontano da lui e dalla sua vita turbinosa, egli lo considerava più come un caro ricordo che come un essere vivente. A questa, in ordine di data, segue l’amicizia per Cesare Fontana, morto da moltissimi anni, stranissima amicizia che si compendia in tre curiose lettere scritte dal Poeta nel 1882, delle quali avrò occasione di riparlare in un altro capitolo. Come quella di Cesare de Titta si può chiamare l’amicizia dell’infanzia, questa di Cesare Fontana potreb- 57-