46 VITA SEGRETA DI GABRIELE D’ANNUNZIO Il Poeta lo rivide dopo la guerra : « Ave Le buttato cin-quantaduc bombe sulla mia casa », gli disse semplicemente. « Avete fatto benissimo. Bravo Moeller! Vi stimo e vi amo più di prima. » E lo abbracciò. E si noti (questo lo aggiungo io) che ove la situazione si fosse presentata inversamente, d’Annunzio si sarebbe guardato bene dall’agire come Von Moeller. La sua istintiva ed immutabile bontà glielo avrebbe vietato. Altro esempio d’altro genere: Tutti sappiamo quel che fu Nitti per Fiume. L’allora Presidente del Consiglio, che in seguito aveva persino battezzato un suo cane col nome di Fiume, incominciò col beffeggiare scioccamente il gesto eroico del Comandante, che non era in grado di comprendere né di apprezzare. Torturò inutilmente la città negando sovente il transito ferroviario ai sussidi ed agli approvvigionamenti che la Croce Rossa inviava; tanto che un giorno fu bruciato in effigie dai legionari sulla piazza principale della città. Fu immortalato, assai più che dalla sua politica bislacca e distruttiva, dal soprannome di « Cagoia » che d’Annunzio gli affibbiò per scherno e dal quale non riuscì più a liberarsi. Era quindi un nemico giurato ed irriducibile di d’Annunzio, e in questo concetto era più che naturale che d’Annunzio lo dovesse sempre tenere. Finita la guerra, partito d’Annunzio da Fiume, sorse la prima idea di riunire in una nuova e grande edizione nazionale tutta l’Opera del Poeta. Naturalmente, il Comitato d’Onore che era stato proposto al Poeta racchiudeva tutti i nomi delle principali personalità italiane artistiche e politiche. Fra i vari nomi gli amici non inclusero (ed era logico) il nome di Francesco Saverio Nitti, di triste memoria. D’Annunzio avverti l’esclusione e mi scrisse, in merito, a Milano: « La questione delle esclusioni “non può interessare me'”. I membri del Comitato d' Onore vogliono, imagino, “farmi onore”. Come potrei impedire anche all’ avversario più ignobile di '‘'‘rico-