L’UOMO MORALE e... IMMORALE 49 pretenderesti? che si comprasse un’automobile con venti lire? ». E continuò, imperturbabile, nella quotidiana elargizione. Quando dovrebbe rifiutare, trova modo di superare elegantemente l’ostacolo. Un giorno l’amico e compagno di guerra, generale Vac-cari, col quale è molto in confidenza, gli dice durante una visita al Vittoriale: « Dovresti regalarmi quei bottoni da polsi con le piccole Vittorie, come quelli che hai dato a Mussolini... Ne sarei cosi felice... ». D’Annunzio, in quel momento, di bottoni da polso con le Vittorie non aveva che i suoi, che portava. Rispose però subito di si al camerata, andò nella camera e dopo qualche istante ritornò coi... suoi che s’era tolti. Vaccari lo ringraziò, ma qualche minuto dopo, essendosi accorto che i polsini di d’Annunzio erano privi di bottoni, glielo fece notare: « Non li metto quasi mai » rispose d’Annunzio mentendo spudoratamente « perché, sai, quando scrivo mi infastidiscono col loro tintinnio ». Uno dei motti preferiti di d’Annunzio, è «io ho q,uel che ho donato! ». Se si dovesse intenderlo in senso materiale, certamente l’interno del Vittoriale non bastereb- i be a contenere gli oggetti che d’Annunzio dovrebbe possedere in cambio di quelli donati. Se poi, sempre rimanendo nell’argomento della generosi- I tà, passiamo dal campo dei regali a quello delle mance, al-■; lora la prodigalità del Poeta diviene assolutamente iper- 1 bolica. Premesso che la sua mancia è sempre il decuplo della J§ mancia abituale data dall’uomo normale e che d’Annun-|| zio, come un brasiliano dell’epoca di Don Pedro, non at-31 tende mai il resto, osserveremo anzitutto che il Poeta sf estende l’uso della mancia anche a persone alle quali nes-|Bsuno si sognerebbe mai di darle. Egli dà la mancia, per esempio, all’impiegato che buca |i biglietti alla stazione, al giornalaio che gli vende un gior-