VITA SEGRETA DI GABRIELE D’ANNUNZIO
tasche vuote, e, dopo avermi inviato un ritaglio tolto dal-1’« Intransigeant » del 28 ottobre 1913, nel quale un certo Monsieur Michel Pons, proprietario d’un ristorante a Mont-martre e poeta, avverte che fa credito agli artisti, per farmi capire che attende da me un soccorso di danaro ch’io dovrei chiedere al suo editore, si limita ad inviarmi questo laconico appello telegrafico:
   «J’attends nouvelles. Le secours du barde Pons devient urgenf. Gabriel. »
  Qualche rara volta è preso dal rimorso e vorrebbe correggersi.
  Mi scrive per esempio nel 1916: « La somma inviatami da te s'è dileguata in un attimo. Inoltre il lavoro lungo come quello d’un tempo mi stanca e mi mette in pericolo l’altro occhio. Debbo dunque “me ménager” e frenare lo sperpero per l’avvenire ».
  Alcune volte è preso dal sacro ardore di sistemare tutta la sua posizione: «Cerca di farti un’idea chiara e totale » mi scrive nel 1910 « della mia situazione finanziaria e dei possibili rimedii, affinché tu possa espormerla senza lacune e senza errori ».
  Ma si vede che questo saggio programma di sistemazione è destinato a rimanere un pio desiderio, perché mi scrive, poco tempo dopo, in risposta ad un piccolo programma di risanamento economico da me redatto e consigliato: « Ho pagato varia gente, ma le tue previsioni per la tranquillità dei due mesi sono fallaci ».
  E nel 1921, trovandosi in un identico stato d’animo (e erano passati undici anni) mi scrisse nuovamente: « Sono costretto a contrarre un prestito di altre 10.000 lire per i mobili di Cargnacco. Ho bisogno di denaro urgentissimo. Ti assicuro che m’infastidisce molto quest’aria di pezzente che son costretto a prendere di continuo.
   « Quando saprò quel che debbo, quel che non debbo, quel che ho, quel che non ho, potrò regolarmi. E, magari, manderò un venditore ambulante per le vie a vendere i miei inerti ed esosi manoscritti foglio per foglio. Ti abbraccio ». E firma: « Il tuo Gabriele, Poverello di Cristo ».