578 VITA SEGRETA DI GABRIELE D’ANNUNZIO be essere chiamata l’amicizia dell’adolescenza. D’Annunzio 10 conobbe infatti nel 1880, all’età di 17 anni. Gli scriveva: «... se Vanima tua stanca di questa eterna commedia che appellano mondo avrà bisogno mai un giorno di un’al-tr’anima sorella confortatrice che ne comprenda i moti generosi, questa anima sarà la mia. JVon è vero che non ci dimenticheremo più? che da oggi innanzi saremo due fratelli, e ci confideremo le nostre gioie e i nostri dolori, e le speranze rosate, e i sogni sorrisi da i dolci fantasmi de la giovinezza, « le ardenze indefinibili del cuore?... Non è vero, Cesare? » Per tutti coloro che s’interessano di d’Annunzio, Cesare Fontana a cui il Poeta osò scrivere (inviandogli un suo libro di poesia) le già citate parole: «non vi cercare la scintilla del genio... quel genio io non l’ho: la scintilla mi manca!...», fu sempre un mito, tanto che alcuni ne misero persino in dubbio l’esistenza. Altrettanto non potrei fare io, per la semplice ragione che ero suo pronipote e che ebbi campo di studiare il suo carattere e le sue abitudini, quando neppure sospettavo l’esistenza di Gabriele d’Annunzio. Cesare Fontana era un essere raffinato e colto, amante della musica, della pittura e della solitudine. Viveva misteriosamente a Milano in una magnifica casa di Via Filodrammatici, che s’era costruita e arredata a sua immagine. Scomparve un giorno improvvisamente, lasciando molti debiti e il ricordo d’un esteta e d’un dandy d’altri tempi. Ritengo che a lui, assai più che a se stesso, abbia pensato d’Annunzio, creando, più tardi, nel romanzo « Il Piacere» 11 personaggio di Andrea Sperelli. Sarei il più ingrato degli uomini se, giunto a questo punto, non accennassi anche brevemente all’affetto di cui il Poeta mi fu largo durante assai più di un quarto di secolo e che tuttora, mentre scrivo queste pagine (1935), è fortunatamente vivido e sincero come il primo giorno. E se non lo