632 VITA SEGRETA DI GABRIELE D’ANNUNZIO « Pourquoi ? » chiese lei ridendo. « Parce que je suis comme vous. Je n’ai jamais rien compris au théâtre et je m’en moque! » Conoscere esattamente il giudizio di d’Annunzio sui successivi interpreti delle sue opere tanto italiani quanto stranieri, non è molto facile, giacché bisogna cominciare collo scartare tutti o quasi i suoi apprezzamenti che si trovano consacrati nelle innumerevoli dediche poste in fronte agli altrettanto innumerevoli volumi e fotografie da lui donati ad artisti maschi e femmine. Egli, e riteniamo di averlo largamente provato in questo libro, è, verso gli altri, indulgente per carattere e cortesissimo per educazione, cosicché raramente rifiuta il dono di una dedica, purché isolata, anche al più umile collaboratore od interprete (ne regalò persino alle « maschere » dei teatri) del quale, com’è naturale, magnifica ed esalta, nella dedica stessa, le qualità artistiche. Dobbiamo quindi eliminare a priori tutte le frasi laudative di cui questi autografi sono solitamente zeppi e considerarli unicamente come formali espressioni di gentilezza alle quali egli non ha saputo o voluto sottrarsi. In realtà solo a proposito di tre interpreti femminili egli ha manifestato in cento modi e senza eccezioni la sua ammirazione e la sua riconoscenza. E queste tre attrici sono: Eleonora Duse, Sarah Bernhardt e Ida Rubinstein. Possiamo, in sottordine, aggiungerne altre tre: Emma Gramatica, Berthe Bady e Vera Sergine. Fra gli uomini, nelle stesse condizioni, ne troviamo tre: Zacconi, Ruggeri e Le Bargy. Punto e basta. Tutti gli altri, nel suo concetto, sono sempre stati a relativa distanza da questi e, in trent’anni di vita comune, li ho intesi ben raramente nominare. Su Eleonora Duse attrice, astro di prima grandezza nel sistema solare di d’Annunzio, è troppo noto il giudizio del