IL CREPUSCOLO DELL’EROE 807 « L’anniversario cadrà nel febbraio prossimo, poco prima del mio marzo funebre. « Abbi pazienza. Da sei giorni non vedo nessuno; non uno dei famigliari. E sono nauseato della gran quantità di vettovaglie che mi giungono da ogni parte; e che si accumulano, in guisa digrassi fori, intorno al feretro di non so qual Gargantuasso. « Gli illusi ridenti e ridevoli celebrano stanotte una delle nostre morti diurne e notturne. «■“La ville est gagnée ’ ’ diceva Boiardo sanguinando. “ La vie est perdue ’ ’ dice il suo emulo infessito. « Credo anch'io che il nostro colloquio sarà utile, e molto colorito. Perdonami il silenzio lungo e ingiustificato. È vano spiegare i miei enigmi senili senza sfingi. Ti abbraccio. Il tuo « Gabriele. « San Silvestro ». Non erano dunque queste, come l’avevo fraternamente sperato, le frasi quasi scherzose di un uomo scettico e disilluso (1); erano purtroppo questa volta le vere espressioni di una intima desolata disperazione, il vago presagio della fine, se non proprio della vita, di tutto quello che sino allora aveva costituito per lui la ragione della vita stessa, la « vi-vendi causa » del poeta latino; erano dunque un rintocco funebre del quale l’angosciosa verità m’appariva subitamente in tutta la sua crudezza. « De moije ne saurois tirer outre, car jè suis morti » Cosi dunque egli s’era visto, scrivendomi. E cosi lo vedevano i miei occhi. Ancora una volta egli non s’era sbagliato, giudicandosi. Poi d’Aimunzio parlò. Come ho già detto, la sua voce ha conservato il suo timbro squillante, la sua intonazione per- (1) Non m’aveva forse scritto, nel 1913: «Caro Tom, ¡’invecchia; la vita è dura quando i piedi sono dolci »?