VITA SEGRETA DI GABRIELE D’ANNUNZIO giosamente una verifica di cassa, la quale non potrebbe procurargli che rimorsi e delusioni. Malgrado questi sistemi primitivi, non mi consta che d’Annunzio sia stato mai derubato. Infatti, un giorno, mi disse : « È assai difficile che mi porlino via del denaro perché certo il ladro impiegherebbe più, tempo a scoprire dove io lo metto [egli non dice mai: dove lo nascondo, perché considera leggermente ridicola una tale espressione] che io a spenderlo. » « Per Gabriele d'Annunzio », conclude, « il ladro più temibile sono ancora io ». Cosa sia per esempio « un conto corrente », lo ha sempre ignorato fino al giorno in cui, in uno slancio di sincerità, mi chiese di spiegarglielo. Avendogli io risposto presso a poco: « È un deposito di denaro che si fa presso una Banca con diritto di ritirare a mano a mano il denaro che occorre », mi replicò con la più grande semplicità: « E allora giacché 10 si deve ritirare, non è più pratico non depositarlo affatto? ». Qjjando io gli feci allora osservare che la Banca corrisponde un interesse sui conti correnti, si mise a ridere, incredulo: « E come vuoi che la Banca possa dare questo interesse, se il danaro lo si può ritirare quando si vuole? ». Finii col convincermi che era assai meglio rinunciare a spiegargli certe cose. Ottenni nondimeno, una volta, che egli depositasse in Banca una somma piuttosto rilevante e gli portai un libretto di « chèques » intestato al suo nome, del quale egli, dopo che io gli ebbi dati gli schiarimenti necessari pel funzionamento, fu orgogliosissimo, come un bambino che possegga una pistola automatica. Il risultato non si fece aspettare: in una ventina di giorni 11 Poeta aveva già firmato tutti gli « chèques » e ritirata la somma intera; e, di conti correnti, non ne volle più sapere, considerandoli un solenne impiccio e quasi direi una specie di turlupinatura. La mania di sprecare è in lui a tal punto costituzionale, che quando viene a sapere che esiste un nuovo modo di