VITA SEGRETA DI GABRIELE D’ANNUNZIO E, fìngendo un’aria un po’ confusa, cambiai subito discorso. In quel momento preciso (premio ambitissimo alla mia disavventura!) ebbi la selvaggia gioia di leggere negli occhi di d’Annunzio questo preciso pensiero: « Tu vuoi fare con me il furbo, per evitare che io la conosca; io invece andrò per mio conto a trovarla, senza dirtelo, e il più presto possibile ». E il giorno seguente, nel pomeriggio, mi resi benissimo conto, da mille piccoli indizi, che d’Annunzio si preparava all’avventurosa visita. Alle quattro in punto, infatti, egli se la svignò senza lasciar detto dove andava. Non lo rividi che a pranzo. Quando fummo seduti, mi fissò bene negli occhi, poi mi disse, scandendo le sillabe: «Me l’hai fatta questa volta... ma me la pagherai! » Le donne che gli scrivono, non gli scrivono però tutte con finalità amorosa; alcune anzi collo scopo inverso: per fargli, cioè, la cosidetta predica, per avviarlo sul cammino del Bene, per dargli dei consigli da mammina amorevole e severa. Anche queste missive, poverette, vanno a finire nel cimitero delle lettere, insieme alle altre. Da qualche anno, di lettere di questo tenore educativo, ne arrivano assai meno. Le « mammine » hanno finalmente rinunciato a correggere l’impenitente sbarazzino. Finalmente ve ne sono talune che si rivolgono a lui come al grande conoscitore e dottore di anime e di corpi, come al taumaturgo capace di risolvere tutti i casi e tutti i problemi della loro vita. « Vorrebbe, Illustre Maestro, » scrisse una di queste, «indicarmi come potrei divorziare, ora che a Fiume (da lei cosi gloriosamente conquistata) non è più possibile? Le