GLI AMICI DI D'ANNUNZIO 583 dell’epoca il poeta italiano, di fresco arrivato in Francia, anche le più sbarrate porte del « Faubourg » si spalancarono come per incanto. Benché orgogliosissimo e pieno di una boria incredibile persino in un francese, Robert de Montesquiou si inchinò sempre davanti al genio letterario di d’Annunzio come dinanzi ad un altare. Con lui si faceva piccolo: lo considerava un maestro: scrivendogli, lo chiamò sempre: « Mon sublime ami ». D’Annunzio ricambiò questa deferenza spirituale e le molte cortesie ricevute scrivendo una prefazione al volume di Montesquiou: «La divine Connesse», e quando mori lo ricordò sempre con commosso rimpianto. Quanto a Marcel Boulenger, egli potè dirsi, come amico di d’Annunzio, ancor più fortunato, poiché il Poeta gli dedicò pagine intere della « Leda senza cigno » celebrando cosi la loro lunga « camaraderie » amicale, del resto pienamente giustificata dalla devozione di Boulenger per lui e dalla sua adamantina italofilia espressa costantemente colle parole, cogli scritti e con l’azione (1). D’Annunzio, in Francia, potè annoverare anche un curioso rarissimo caso di amicizia femminile: quella che lo legò alla pittrice americana Romaine Brooks. Essa fu una delle pochissime donne che abbiano interessato d’Annunzio dal punto esclusivamente artistico-in-tellettuale. « Somiglia fisicamente alla Duse », mi disse d’Annunzio il giorno in cui la conobbe a Parigi. « È una strana donna che abita un meraviglioso palazzo dell’avenue du Trocadero, tutto grigio e nero, i soli toni che ella ammetta nella sua arte, nella decorazione della sua casa, nelle sue vesti ». E aggiunse: « Benché sia americana, è intelligente e artista ». (1) Da Venezia, nel 1916, mentre era ammalato, ripensando ai giorni passati a Chantilly, dove Boulenger aveva una casa, gli telegrafò: *3'espère guérir pour revoir Chantilly et le verger de l’amlié/ »