20Ó VITA SEGRETA DI GABRIELE D’ANNUNZIO che d’Annunzio non ha mai tollerato per più di due o tre giorni, con nessuno, eccettuate quelle amiche che la confidenza assoluta gli permette di trattare senza formalità mondane) dovevano stancarlo rapidamente. Lo stancarono infatti a tal punto che, con una scusa qualunque, un bel giorno lasciò lo « chàlet » e se ne andò per qualche mese ad abitare un’altra villa assai più piccola, assai più modesta, ma unicamente sua. Soltanto circa cinque mesi dopo, quando ritornò alla villa di Saint-Dominique (questa volta in qualità di unico e solo inquilino) egli cominciò a prospettare a se stesso la possibilità di stabilirvisi comodamente per un certo periodo. Ritengo, per essere largo nell’ipotesi, che egli prevedesse, in quel momento, di abitarvi sei o sette mesi. Doveva invece rimanervi cinque anni e tenerla poi per sé, pur senza abitarla, più di nove anni! Qualsiasi impresa inizii d’Annunzio, sia che si tratti di scrivere una nuova opera, di modificare a suo gusto una casa od un appartamento, o di conquistare una città, essa è sempre preceduta da una lunga meditazione e da una esatta e meticolosa preparazione mentale e materiale. Tutto è da lui preveduto, tutto organizzato con una cura dei particolari e una minuziosità sorprendenti. Non gli è mai avvenuto di affidarsi completamente ad un’altra persona, e se le circostanze glielo hanno imposto bisogna riconoscere che ha avuto quasi sempre ragione di dolersene più tardi amaramente. Egli suol dire: « Io sono il faticone! È il mio destino che tutto debba ricadere sulle mie spalle ». E non ha tutti i torti. Una volta poi stabilito il suo piano generale, che non rivela a nessuno o che rivela falso, secondo l’opportunità, si pone all’opera metodicamente ed infaticabilmente. L’arredamento e l’ammobiliamento vero e proprio d’una casa occupa per d’Annunzio quasi tutto il tempo durante