762 VITA SEGRETA DI GABRIELE D’ANNUNZIO Non più le sole navi da guerra, ma grandi piroscafi carichi di merci e di vettovaglie, sovvertendo secolari tradizioni marinaresche, mutavano la rotta e si dirigevano verso Fiume. Invano qualche capitano ligio agli ordini tenta di opporsi. Gli equipaggi, guadagnati alla Causa, non ubbidiscono più; i piloti volgono la prua verso la luce lontana della città miracolosa. Il « Cogne », grande piroscafo contenente tredici milioni di merce diretta in Estremo Oriente e con a bordo un plenipotenziario italiano che va a raggiungere la sua sede, muta rotta improvvisamente nel-l’Egeo, imbocca l’Adriatico, e dopo tredici ore entra nel porto di Fiume salutato dalle salve dei cannoni di d’An-nunzio e dalle frenetiche acclamazioni della città affamata. Altre navi mercantili imitano quel gesto. La città può nuovamente sfamarsi. A Fiume il Comandante dopo qualche mese, pur vigilando su tutto quello che accade, alterna i rigori dello stato di guerra alle eleganze della pace. Assiste a concerti dati al Palazzo, riceve ed ospita i pellegrini che da ogni parte del mondo vengono a fargli omaggio, a suggerirgli idee, a rivelargli insidie prossime, talvolta anche a consigliargli passi falsi ed azioni politiche pericolose per lui e per la causa fiumana. Spesso, io, dati i miei speciali rapporti col Comandante, che sempre mi permisero (anche a Fiume) di esercitare le mie funzioni di segretario e in pari tempo di fruire di libertà analoghe a quelle di cui godettero i « pazzi » dei re di Francia, mi divertivo immensamente, con lui, della dabbenaggine di coloro che si illudevano di modificare con bei discorsi e con sottili elucubrazioni le sue idee, i suoi progetti. Egli gradiva gli omaggi, sorrideva alle minacce e, come sempre, non teneva alcun conto dei suggerimenti.