44 VITA SEGRETA DI GABRIELE D’ANNUNZIO un’ora all’altra, indomabile e indomato ». E per dire il vero, se c’è qualcosa da aggiungere, non c’è nulla da togliere. L’autoritratto è esatto!... Fra le sue qualità che chiameremo stabili, possiamo mettere in primissima linea la gentilezza, la bontà e la generosità tanto morale quanto materiale. Chiunque sostenga il contrario non lo può fare che in malafede o da un punto di vista soggettivo e basato su contingenze isolate, poiché d’Annunzio è, in linea di massima, a tal punto buono che non solamente non ha fatto mai coscientemente male a nessuno, ma non ha mai potuto sopportare né assistere alle sofferenze altrui senza sforzarsi immediatamente di alleviarle. Anzi, è tanto conscio di questa sua qualità o debolezza, chiamiamola come vogliamo, che quando avverte, sia pur vagamente, la presenza di un dolore altrui, preferisce non indagarlo né stabilirlo con certezza, per tema di non potersi poi sottrarre al desiderio di confortarlo. Certamente anche questa è una forma di egoismo, ma si tratta di un egoismo « sacro » nel vero senso della parola, di un egoismo di difesa, poiché se d’Annunzio non l’avesse mai praticato, la sua vita si sarebbe in gran parte svolta nel servire il prossimo a tutto detrimento delle opere immortali che ha scritto e delle azioni gloriose che ha compiuto. Fondamentalmente buono dunque, affettuoso quasi sempre, e di una gentilezza d’animo, di una delicatezza di modi, insuperabili. Una delle occasioni in cui questa qualità si palesa maggiormente è nella conversazione coi terzi. Mai egli, di quel che un altro gli racconta, dà l’impressione d’essere annoiato. Al contrario, sembra che se ne interessi enormemente. Questa abitudine gli procura simpatie innumerevoli, tanto più che gli interlocutori occasionali ignorano che il cervello di d’Annunzio può benissimo occuparsi di altro mentre il suo viso sembra esclusivamente intento a quel che gli vanno dicendo.