I2Ó VITA SEGRETA DI GABRIELE D’ANNUNZIO inviato un libro ha l’assoluta convinzione che egli sia un suo lettore appassionato e che nulla gli sia sfuggito dell’opera. Bisogna tener presente che a d’Annunzio questa innocente commedia è resa più facile dal fatto che ogni scrittore, quando qualcuno gli loda la sua opera, perde il controllo di se stesso ed è tale l’orgoglio ed il diletto che prova, che non è più capace di sceverare il vero dal falso e le frasi ironiche da quelle serie. Figurarsi poi quando questo qualcuno si chiama Gabriele d’Annunzio! Anche i suoi rapporti con la critica che egli una volta aveva definita « una pura e semplice esercitazione letteraria senza utilità » rispecchiano tuttora quelle anomalie e quelle contraddizioni alle quali ci hanno abituati il temperamento e la psiche di lui. Il più delle volte indifferente e sprezzante, in qualche rara occasione il Poeta si lasciò prendere la mano dal corruccio e dal dispetto e trattò i critici da « solenni tangheri ». In linea generale, però, ignorò o finse d’ignorare anche questa categoria di persone come aveva fatto e fa ancora per la maggior parte dei suoi colleghi. Ho accennato ad una lettera di d’Annunzio al suo amico Biagi nella quale egli si lagna scherzosamente delle contraddizioni nei giudizi dei critici su una sua opera. Ma non sempre, nemmeno nei primi tempi dell’ascesa del Poeta verso la gloria, i critici si limitarono nei suoi riguardi ad onesti e misurati appunti. Il Chiarini, per esempio, che fu il primo ad accorgersi, alla pubblicazione del « Primo Vere », che un nuovo poeta era nato in Italia e a rivelarne al pubblico l’esistenza, quando, qualche tempo dopo, d’Annunzio pubblicò 1’« Intermezzo di Rime », si scagliò contro il Poeta e si rammaricò pubblicamente d’averlo poco tempo prima lodato. « Tre anni fa * egli scrisse « ebbi la cattiva ispirazione di