82 VITA SEGRETA DI GABRIELE D’ANNUNZIO e, dall’ufficio della Rue Auber pervenendo per chi sa quali vie ad un redattore di Comoedia s’era trasformato in quell’ « écho » letterario-amoroso, con aggiunta di parrucca ! Quando, al principio di questo capitolo, ho affermato che la Leggenda ha servito a d’Annunzio anche quando sembrò nutrisse rancore verso di lui, non l’ho detto a caso. Ai fini della celebrità mondiale essa, buona o cattiva, velenosa o blanda, ha sempre aiutato d’Annunzio a salire e ad ingigantire. Anzi, si può aggiungere che per lui come, del resto, per tutti gli esseri umani, la notorietà universale (che costituisce la porta d’ingresso alla celebrità) è sempre ed in special modo favorita dalle leggende ignobili od immorali assai pili che da quelle a contenuto simpatico. Due leggende ugualmente odiose, sebbene di natura e di carattere differenti, hanno imbrattato l’alta figura del Poeta in due epoche diverse della sua vita. Il tacerle sarebbe, per chi scrive, la prova migliore di non avere il coraggio di affrontarle. E non avere il coraggio di affrontarle equivarrebbe a dar loro peso e a renderle in certo qual modo attendibili. Afferriamole dunque per le corna, armati di serenità ed obbiettività, benché sia sempre ripugnante toccare qualche cosa di sporco e di viscido, sia pure con le mani coperte da guanti di guttaperca. La prima leggenda è di carattere intimo: riguarda l’uomo e non l’artista e, cronologicamente, nacque prima dell’altra. D’Annunzio avrebbe non solo trattato in modo cinico, irriconoscente e spietato alcune donne che lo hanno amato e con le quali ha vissuto lunghi periodi della sua vita, ma ne avrebbe anche rovinate alcune finanziariamente e, prima fra tutte, la grande Eleonora Duse.