50 VITA SEGRETA DI GABRIELE D’ANNUNZIO naie, al popolano o al contadino che gli indica una strada, ai portinai delle persone che si reca a visitare, ai guardiani dei Musei, al ragazzo che gli raccoglie un oggetto cadutogli dalle mani, al compagno del ragazzo che ha assistito a questo gesto grazioso, e via di seguito... L’entità della mancia è poi sempre in ragione diretta non già della fatica di chi se l’è meritata, quanto del piacere che ne è derivato a d’Annunzio. Ricevendo un vaglia di iooo lire, ne dà dieci al fattorino della Banca che glielo ha portato. Ricevendo invece un vaglia di trentamila lire, è capacissimo di darne trecento. Quando poi è all’albergo, pratica il sistema della doppia mancia-, quella preventiva, che dà quando prende alloggio, e quella conclusiva, che dà quando lascia l’albergo. « Mettiti bene in mente » mi disse un giorno, « che se si vuole essere serviti bisogna che il personale sappia in anticipo con chi ha da fare. Lasciarlo nel dubbio è pericolosissimo! ». Impulsivo nel giudicare male, ed è questo un grave difetto del suo carattere, d’Annunzio è cauto e lento nel giudicare bene. Il male, negli altri, gli appare come una cosa naturale e normalissima: il bene, come un’eccezione. Per analogia accade lo stesso nel suo spirito quando giudica il cervello di un altro. Le prove di intelligenza e più ancora di furberia e di intuizione dei terzi lo stupiscono quasi sempre. Frequentissime sono le frasi: «Ma come? Te ne eri dunque già accorto anche tu ? Ma guarda ! Lo sapevi anche tu ! e come lo sapevi? E dove l'hai letto? E come t’è potuto venire in mente? ». Sospettosissimo per natura, egli è portato dal suo temperamento a dare sempre, almeno sul principio, una versione poco simpatica al modo di comportarsi di una persona verso di lui. In questi casi egli non attende spiegazioni e neppure le chiede. Parte in guerra contro il disgraziato presunto col-