n8 VITA SEGRETA DI GABRIELE D’ANNUNZIO D’Annunzio riporta poi l’epigrafe: « Dal dottor Michele Carducci e da Ildegonda Celli nacque in questa casa il 28 luglio 1835 Giosuè Carducci. I suoi compaesani orgogliosi e riverenti lo ricordano ai posteri. 6 novembre 1887. » Il giorno dopo la morte di Carducci, d’Annunzio, che si trovava allora alle foci del Motrone, cosi scrisse in un altro suo appunto: « Una serenità diamantina. Le sabbie son piti chiare che nell’estate. Le acque del Motrone sono tra gialle e verdastre. L’urto della maretta le fa rifluire con un rincrespamento splendido. I pini sono immobili e sembra si consumino nella luce come se ardessero. Di fronte alla foce si leva il Gàbberi con la sua cresta senza neve. Dietro la catena rossastra si levano le vette nevate, abbaglianti nell’azzurro. « S’ode nel rombo del mare il canto di qualche uccello raro. «S’ode il rifluire delle ondicelle nel fiume. « Sul lido vagano stormi di neri corvi, che di tratto in tratto si alzano. Una pace infinita. Un incanto funebre. Lo spirito del Poeta ritorna al luogo natale » (1). Sempre in occasione della morte di Carducci egli aveva già scritto il giorno prima a Giovanni Pascoli: «Non ho cuore di venire a Bologna, mio caro fratello. Ma ti prego di baciare per me la fronte veneranda. Oggi sembra che la mia “ Versilia” sia illuminata da un giorno santo e che il suo respiro si sia perpetuato nella vastità di questo mare. Vorrei che tu mi fossi vicino e che potessimo insieme parlare di lui lungo i lidi e tra gli olivi. Ti abbraccio forte. Ricordami a Maria. » Del celebre trinomio intellettuale italiano (escluso d’Annunzio) dell’epoca che va dal 18P8 al 1905 (Carducci, Pa- (1) È da notare che in questi appunti l’impressione visiva è in d’Annunzio cosi forte e preponderante, che l’accenno al poeta morto si direbbe quasi serva unicamente ad inquadrare il paesaggio, mentre la logica esigerebbe il contrario.