210 VITA SEGRETA DI GABRIELE D’ANNUNZIO ché con la stessa indifferenza principesca con la quale un ricco signore modificherebbe leggermente la direzione d’un viale, d’Annunzio fa abbattere tranquillamente dei muri, e dei tetti e muta tutta quanta la disposizione di un giardino. Col sorriso sulle labbra e il portafogli costantemente in mano, d’Annunzio, dimenticando che abbellisce e accresce straordinariamente il valore d’una casa che non sarà mai sua, modifica tutto secondo i suoi gusti, fa costruire delle griglie e dei cancelli in ferro battuto, delle nuove cinte in muratura o in legno, dei canili, delle fosse per immondizie, dei nuovi viali, compera degli alberi, impianta la luce elettrica e il telefono, il riscaldamento e tutto quello che mancava. La « Capponcina », per la quale nessuno avrebbe dato venticinquemila lire quando d’Annunzio la scelse come sua dimora, poteva valere più di trecentomila quando egli la lasciò; e non parlo, naturalmente, che del fabbricato vero e proprio. Nello « Chalet Saint-Dominique » che gli era stato offerto all’inizio per quarantamila franchi, d’Annunzio spese circa seicentomila franchi, dei quali circa la metà in migliorie del fabbricato. Nessun mobile e oggetto (eccetto quelli strettamente personali) già stati in altre sue case, fece parte del mobilio di Saint-Dominique. D’Annunzio aveva lasciato l’Italia, dove ritornò cinque anni dopo, con tre soli bauli e tre valigie racchiudenti i suoi indumenti, i suoi oggetti di toeletta e le «Rime » del Petrarca. Lo « Chalet Saint-Dominique » si componeva di un « rez-de-chaussée » e di due piani. Al rez-de-chaussée, una specie di « hall » trasformato da d’Annunzio in una biblioteca supplementare dava accesso ad una grande sala e da quella si passava ad una piccola sala da pranzo.