774 VITA SEGRETA DI GABRIELE D'ANNUNZIO cento volte rinnovata, fosse finalmente raccolta dalla Madre Patria! Io credo che se il grande cuore del Comandante non si spezzò alla vista di quei trentatrè feretri, sia stato perché veramente esso conteneva un ansito d’amore più potente e più incorruttibile della vita stessa. Dalle sue labbra non usci una sola parola d’amarezza o di rimprovero. « Se colui che pianse presso la fossa di Lazzaro, se il Figliol d'Uomon, disse egli, « apparisse fra l'altare e le bare, tra la tovaglia sacra e il labaro santo, fra i ceri accesi e le vite estinte; se qui apparisse e risuscitasse questi morti discordi, io credo che non si leverebbero se non per singhiozzare e per darsi perdono e per riabbracciarsi ». Non parlò a lungo.... Quando ebbe finito, s’inginocchiò; i legionari e la popolazione seguirono il suo esempio. « Il sentimento della grandezza » scrisse più tardi d’Annunzio « trasfigurava il luogo e la gente. Il dolore aveva un respiro smisurato. Le povere donne del popolo piangevano come le sublimi Marie ». Pochi istanti dopo, alla testa delle sue truppe silenziose, il Comandante s’avviò pel cammino del ritorno. Nel cimitero deserto non rimasero che poche popolane. Si avvicinarono alle bare, staccarono qualche ramo d’alloro, poi s’incamminarono anch’esse verso la città. Erano le stesse donne che qualche anno prima, sorrette dal divino amore della Patria, sfidando ogni giorno la forca, poiché l’Austria in simili casi non perdonava mai, nascondevano nelle loro povere case i prigionieri italiani e dividevano con essi il loro miserabile pane...