200 VITA SEGRETA DI GABRIELE D’ANNUNZIO Nel Refettorio, che serviva pure da grande sala d’ingresso, oltre alla lunga tavola monacale circondata da stalli, che occupava un angolo e che serviva da tavola da pranzo, v’era un imponente mobile, fatto espressamente costruire dal Poeta, che nascondeva alla vista del visitatore una pianola. Nella « Stanza delle Erme », che aveva ospitato Eleonora Duse, quattro superbi busti del Rinascimento ornavano gli angoli ; il letto aveva una coperta di broccato intessuta di gigli d’oro; ai due lati del letto erano appesi in due cornici scure, ricopiati da d’Annunzio, i versi greci delPIliade che celebrano l’apparire della divina Elena di Sparta alle Porte Scee. In una delle pareti, coperte di damasco verde, spiccava l’ermetica maschera di Beethoven. In questa villa che un Malatesta di Rimini o un Benti-voglio di Bologna avrebbero certamente trovata di loro gusto e all’altezza del loro splendore, Gabriele d’Annunzio trascorse quasi un decennio della sua vita servito da quindici domestici tra camerieri, cuochi, palafrenieri, giardinieri e «canattieri », e attorniato da dieci cavalli, trentotto levrieri, due fox, un « épagneul » e più di duecento piccioni, lavorando ed amando senza posa, uscendo raramente e quasi sempre a cavallo, ricevendo il meno possibile e spendendo ogni giorno almeno dieci volte più di quello che in realtà guadagnava in quei tempi con la sua penna. Egli scrisse più tardi, ricordando quei tempi: « In quella villa per compiacere ad uno de’ miei spiriti allora dominanti, io ritrovavo senza sforzo i costumi ed i gusti d’un signore del Rinascimento, fra cani, cavalli e belli arredi ». Sereno e imperturbabile come sempre, per nulla preoccupato della tempesta finanziaria che si andava addensando sul suo capo, continuò cosi per tutti quegli anni a vivere pericolosamente non solo comperando a tutto spiano oggetti artistici d’ogni foggia, ma abbattendo muri, modificando la struttura della villa, dotandola di tutte le co-