370 VITA SEGRETA DI GABRIELE D’ANNUNZIO mon état d’âme il me serait impossibile de bien travailler à autre chose qui ne soit celle qui me tient au coeur. Je fais appel à l’humaine amitié de Pierre Laffitte pour qu’il comprenne. Au revoir Annunzio ». Rarissimamente è accaduto in lui il fenomeno inverso, cioè di accorciare una sua opera, concepita più vasta all’inizio. Non ne conosco che un esempio, e si riferisce al « San Sebastiano ». Egli aveva in animo di scrivere un sesto episodio (fra il terzo e il quarto) che avrebbe dovuto svolgersi in un circo. Poi vi rinunziò. Questo che ho descritto è il procedimento, il modo e il ritmo, insomma la gènesi, di tutte le opere che Gabriele d’Annunzio ha scritto da almeno quarantacinque anni a questa parte, alla creazione delle quali ho assistito dal 1900 al 1934, talvolta indirettamente attraverso le sue lettere o il racconto che egli me ne faceva più tardi, talvolta di persona, quando vivevo al suo fianco. Ma poiché speciali circostanze di tempo e di luogo mi hanno permesso di assistere ora per ora, direi quasi verso per verso, alla nascita di uno fra i suoi più singolari capolavori, il « Martyre de Saint Sébastien », opera che essendo da lui stata composta in francese ha potuto essere letta e gustata nell’originale da tutte le persone colte del mondo letterario, seguiamolo passo passo nella creazione di questo specialissimo poema nel quale non si sa se maggiormente ammirare l’impeto lirico e la novità assoluta della concezione o l’insospettata e incomparabile maestria di cui egli diede prova, componendo in una lingua che non era la sua. Eravamo nella primavera del 1911, a Parigi. D’Annunzio alloggiava allora all’Hôtel Meurice, e conduceva quella vita turbinosa che ho descritto in un altro capitolo. Ancor più che stanco, era nauseato di quella esi-