IL CREPUSCOLO DELL’EROE 8X3 « Venne al Vittoriale per accompagnare una sua giovine parente. « Al primo momento non la riconobbi. Neppure gli occhi, capisci, neppure i suoi occhi meravigliosi le erano rimasti... Era una povera vecchia irriconoscibile... mi fu impossibile ricostruire, col ricordo, il suo viso... mi fece una pietà indicibile. Ma devo avergliene fatta altrettanta io, perché si fermò sulla soglia e non ardiva avvicinarsi. « Allora le andai incontro, le presi le mani, ci sedemmo l’uno accanto all’altra, senza dirci una sola parola... * E aggiunse dopo una breve pausa: « Abbiamo pianto insieme... » Cosi mi parlava d’Annunzio. E il giorno seguente, scrivendo ad un altissimo personaggio cui mi raccomandava con la sua solita fraterna bontà, con queste parole iniziava la sua lettera, che mi permise di leggere perché quasi interamente mi riguardava: « Mio caro compagno, « dal giorno della tua concisa orazione nel Senato, le tombe de' miei morti sul Mastio e la prora della nave “Puglia” sono coronate di lauro che si rinnova e di quercia che si dissecca. L’Orbo veggente conosce ogni ora propizia ed ogni atto temerario. « Perché non mi mandi a tentare “la penultima ventura"? « Lasciami morire. » Era forse questo il suo primo e vero appello alla morte... La Morte tardò ancora; poi venne inattesa, furtiva, anche pietosa, nel non far soffrire troppo a lungo il Grande che doveva ghermire. Alle due antenne del Vittoriale salirono a mezz’asta il Tricolore nazionale e il rosso Gonfalone della Reggenza del Carnaro. Si spense la fiamma della vita nel corpo esausto del Poeta; non la possente luce che il suo genio seppe