PREFAZIONE Tra gli amici di un grand’uomo, ha detto Oscar Wilde, esiste sempre, come fra gli Apostoli, un Giuda, ed è colui che ne scrive la vita. Se il tradimento, secondo il paradossale scrittore inglese, è rappresentato, in questo special caso, dal coraggio di mettere a nudo la vita vera d’un uomo d’eccezione, rivelandone obbiettivamente e sinceramente tutte le doti e tutti i difetti, accetto volentieri di esser considerato quel Giuda e non mi pento di esserlo divenuto. Lo accetto perché, come V«uomo di Keriot », ho passato la vita accanto al Maestro; non me ne pento perché, raccontando la vera esistenza di uno fra i più grandi artisti dell’età presente e analizzandone i riflessi nella sua vita di creatore e di eroe, ho la convinzione di compiere un « tradimento » non solo utile ma indispensabile all’esatta comprensione della sua opera e dei suoi atti. Le fonti del mio volume, che ho scritto durante la vita di Gabriele 1 d’Annunzio e che non avrei quindi alcuna ragione di modificare o kdi attenuare in nessun caso, sono di diversa natura: trent’anni e ¡piti di vita quasi comune con lui, salvo brevi periodi; più di settecento lettere autografe da lui a me dirette durante un terzo di se-ffolo e che rappresentano indirettamente e talvolta direttamente la •confessione delle sue speranze, delle sue gioie, delle sue disillusioni, Mei suoi sogni, dei suoi dolori, dei suoi trionfi; la mia vigile e contante osservazione; gli appunti numerosissimi da me presi durante jat corso della mia vita al suo fianco. i> Come il lettore vede, la sorte mi ha dunque posto esattamente tn quella privilegiata situazione a cui accenna lo stesso Gabriele d’Annunzio, quando, nel suo « Proemio » alla « Vita di Cola di