INVENZIONI, MANIE E SUPERSTIZIONI 295 Ho assistito ad un pranzo parigino dato in onore di d’An-nunzio e durante il quale il Poeta (mentre la conversazione si svolgeva prosaicamente sulle qualità di « tenerezza » delle carni cucinate) si mise a dire ad un tratto, con un’aria volutamente esitante, che la carne di bambini appena nati è filacciosa e somiglia molto a quella degli agnelli (1). Vidi allora (cosa ancor più inverosimile) alcuni fra gli invitati, in prevalenza donne, dare indizi di turbamento a quella dichiarazione cannibalesca che d’Annunzio sottolineava con un sorriso leggermente impacciato come se si pentisse d’essere andato troppo oltre nelle confidenze. « Mais vous nous effrayez, Maître ! » diceva una vecchia signora dai decrepiti occhi che già luccicavano di lacrime. « Mais ce n’est pas possible ! Mais où vous est-elle arrivée cette horreur? » « En Afrique », fece d’Annunzio con un gesto vago, abbassando la testa sul piatto. «Il y a très longtemps. » Molti naturalmente risero. Ma qualcosa rimase, tanto che più tardi io stesso udii fra due signore, delle quali una era Vantenata a cui ho accennato, questo brano di conversazione: « Et cette blague d’avoir mangé des enfants? Qu’en pensez-vous? » « Oh, vous savez, ma petite », rispose la vecchia, « avec ces grands artistes on ne sait jamais: ils sont de tels dégénérés, parfois!... » Le invenzioni dannunziane non risparmiano nemmeno i fatti eroici che lo riguardano personalmente. Egli deve inventare; non può farne a meno. Un giorno, al Vittoriale (racconto questo aneddoto per passare ad invenzioni leggere), d’Annunzio ricevette la visita di due giornalisti americani. (1) Un altro grande poeta, il Baudelaire, amava anche lui «éffrayer le bourgeois ». Ad un pranzo, parlando ad una signora che gli stava accanto, disse con naturalezza: « Il giorno che uccisi mio padre... ». Chi riportò l’aneddoto aggiunse: « Cela jeta un froid... ».