GLI AMICI DI D’ANNUNZIO 573 per esaminarlo meglio, lo rilesse, poi me lo tese corrucciato con le seguenti testuali parole: « Pare impossibile che vi siano al mondo dei farabutti simili ! ». Si noti che il povero commerciante si era limitato ad inviare a d’Annunzio il suo « estratto conto » senza neppure una riga di sollecitazione. Ad Annibaie Tenneroni che aveva voluto essere il primo a partecipare a d’Annunzio la notizia della laurea romana, conferita al Poeta honoris causa, d’Annunzio cosi rispondeva : « Ti ringrazio, mio candido fratello, semper idem sub eodem. Sembra che la Sapienza ci prolunghi quella giovinezza che la guerra ci aveva ridonata. Con l’ombra dell'ottimo latinista terge-stino Onorato Occioni torneremo a leggere e a commentare il Carme Secolare di Crazio. Arrivederci. » All’amicizia che uni d’Annunzio al grande pittore e conterraneo Francesco Paolo Michetti si potrebbero dedicare intere pagine perché fu certo una delle più intense e più alte del nostro poeta. Nelle epoche della giovinezza la comunione spirituale dei due artisti fu completa. Il famoso quadro di Francesco Paolo Michetti dal titolo « La figlia di Jorio » inspirò l’altrettanto celebre « Figlia di Jorio » di Gabriele d’Annunzio. Il capolavoro dell’uno si fuse, nell’ammirazione della folla, col capolavoro dell’altro. I due grandi amici vissero e lavorarono per lunghi anni insieme, in profonda comprensione reciproca, confidandosi le loro speranze, spronandosi vicendevolmente lungo l’aspra via dell’arte; e si può dire che fino ad una certa epoca, la loro fama, poi la loro gloria marciano con un uguale ritmo. Francesco Paolo Michetti, non solo offri ospitalità all’amico poeta in quella sua casa di Francavilla, strana dimora con finestre larghe e quadrate, o lunghe e persino rotonde, che incorniciavano il paesaggio nelle cornici