190 VITA SEGRETA DI GABRIELE D’ANNUNZIO « La retina del mio occhio destro, non ancora cicatrizzata interamente, è una terribile registratrice cieca! Nelle nostre lunghe serate di “settima arte”, mille imagini si sono sovrapposte ai persistenti bagliori della cecità. «Ho vissuto nell'allucinazione costante. Anche stanotte Zorro e Alberico (1) occupavano la mia stanza del sonno senza pace! « Io ho potuto accertarmi dei limiti raggiunti dall'arte veloce; e so che il limite estremo è ancora lontanissimo. « Tu non ignori che per tutta la vita mi fu presentato l'Arco di Ulisse da tendere. « Ecco di nuovo, innanzi a me, l’Arco d’Ulisse. « Come al tempo di “Cabiria” m'è imposto di sorpassare il limite raggiunto. Incomincio a meditare, a cercare, ad esperimentare. Che la undicesima musa, Kinesis, mi assista! « Ho detto a Tom che sarei molto contento che tu volessi osare di porre in movimento la mia “Pisane Ila” ; che è il più plastico e il più vario dei miei poemi. « Se il grande Bakst fosse ancora vivo, con quanto ardore ci aiuterebbe. » Questa lettera che è datata dal 7 dicembre 1928, avrebbe forse potuto condurre a risultati tangibili, se il successivo dissolvimento di un organismo cinematografico italiano, il quale al suo nascere aveva aperto il cuore alle speranze di quanti s’interessavano allora del risorgere dell’arte cinematografica in Italia, non avesse mandato a monte anche questo ultimo progetto di d’Annunzio. E fu, in questo campo, una vera iattura per l’arte italiana, poiché l’interesse per il cinema, da parte di d’Annunzio, fu sempre vivissimo, tanto che perfino durante la guerra (nel 1916) egli, a proposito della riduzione del soggetto del « San Sebastiano », a cui ho già accennato, mi scriveva: « Bisognerebbe veramente, dopo la guerra, fondare una grande (1) Allude al film « Il segno di Zorro », creato da Douglas Fairbanks, e al personaggio Alberico del film della Ufa « Sigfrido ».