COME D’ANNUNZIO CREA UN CAPOLAVORO 357 Nel primo (è del 1897) si tratta di semplici appunti scheletrici. Eccone un brano: « Le grandi muraglie rossastre al sole. « Dinanzi le vetture pubbliche, i cavalli in attitudine di riposo. Un gatto al sole. « L’androne primo è nell’ombra. Il cielo azzurro appare tra le possenti arcate di mattoni. « Sull’arcata di fronte una croce di bronzo! « Blocco di pietra. Due statue decapitate, silenti, avvolte in toghe a pieghe composte. « Nel cortile è un grande vaso donde sgorga la verzura. Due fontanelle gemono fra le mura laterali. Figure togate guardano 0 sono senza capo. La verzura nasconde due amorini scolpiti sotto il labbro del vaso. « I grandi cipressi centenarii, contorti, dolorosi. » Nel secondo taccuino, come il lettore può vedere, si insinuano anche leggeri spunti psicologici. Le note si riferiscono ad un viaggio a Vienna nel 1900. Eccone un breve esempio: « Il Prater è quasi deserto. Il lungo viale interminabile. Gli alberi sembrano di ferro fuso, nudi e duri. « La grande ruota (1), cui sono appese le vetture, giganteggia nel cielo. È dello stesso colore degli alberi. Tutto sembra di ferro e di zinco. Al ritorno le vie si illuminano. Una leggera nebbia azzurrognola involve gli alti edifizii. La colonna rostrata dell’ammiraglio Tegetthojf alza nell’aria la statua dell’Eroe. « Ripasso il ponte sul Danubio. Le rive fiammeggiano. La gente è sulle strade. Il movimento continuo della folla. L’immensità della scritti su foglietti volanti, da me ricopiati per suo ordine, si trova nel XV capitolo: « D’Annunzio assiste all’inizio della guerra ». (1) La Grande Ruota era una delle tante « attractions » di una Esposizione precedente, rimasta in funzione per divertimento del pubblico. Anche a Parigi, la Grande Roue rimase, accanto alla Torre Eiffel, per moltissimi anni dopo la chiusura dell’Exposition Universelle del 1889.