XXVIII COME UNA CASA DI CAMPAGNA SI MUTÒ IN VITTORIALE UN SOVRANO IN ESILIO - IL CONVEGNO DEI « MARESCIALLI » -IL POETA VUOL AFFOGARE GLI STRANIERI NEL GARDA - L’ONESTA CASA DI CAMPAGNA - IL GIARDINO DELLE DIECIMILA ROSE -UN NOTAIO POETA - IL TAPPEZZIERE - D’ANNUNZIO ALL’OPERA - IL POETA VUOL COSTRUIRE UN « BAR » - LA STANZA DEL LEBBROSO - LA MERAVIGLIOSA STANZA DELLA MUSICA - IL DESTINO DI UN ORECCHIO - IL FANTASMA MUSICALE DI LISZT -IL BAGNO DEL PRINCIPE DI MONTENEVOSO - « OTTIMA È L’ACQUA, TRISTA È LA DONNA » - LA CELLA DEI PURI SOGNI -LA « FORCA CAUDINA » - I SEGGI DEGLI EROI, E I SEDILI DEI MALDICENTI - IL PRINCIPATO DI MONTENEVOSO Poiché il mondo intellettuale, o per lo meno quello che pretende questo aggettivo, ha unanimemente statuito che Gabriele d’Annunzio non potè mai far nulla nella sua vita se non in forma reclamistica, spagnolesca o teatrale, non sarà male ricordare come e con quanta augusta semplicità egli abbia risolto il difficile passaggio da sovrano a semplice cittadino, passaggio che ha marcato invece di indelebile ridicolo numerosi ex sovrani anche non privi di spirito e di buon senso. Partito da Fiume il 18 gennaio 1921 sotto una pioggia di fronde e di fiori, facendosi strada a stento fra la calca di un’intera città piangente (1) (affermo: piangente poiché (1) Due giorni prima, egli aveva parlato per l’ultima volta al popolo di Fiume da quella ringhiera del Palazzo, da cui, durante i 18 mesi di occupazione della città, aveva pronunziato i discorsi più arroventati delle sue predicazioni fiumane.