582 VITA SEGRETA DI GABRIELE D’ANNUNZIO Ed eccolo promosso, di colpo, tutore per qualche tempo del patrimonio letterario dannunziano. Non sembra di leggere il « Vingt ans après » di Alessandro Dumas? Ancora più che amico, il decoratore e pittore Adolfo de Carolis fu per d’Annunzio un prezioso collaboratore e di lui parlo infatti altrove. Per circa vent’anni il Poeta non concepì una edizione delle sue opere se non decorata dal de Carolis. Gli altri disegnatori non lo soddisfecero. Solo il Marussig, negli ultimi tempi e specialmente per volumi contenenti scritti di guerra, ebbe la fortuna di incontrare il suo gusto. Achille Ricciardi in Italia, Achille Richard in Francia (curioso caso di omonimia bilingue) furono ambedue legati al Poeta da vivissimi rapporti di affetto. Scrittori e poeti ambedue, vissero nel girone dannunziano e furono banditori del suo verbo, sempre e dovunque. Da questi due, d’Annunzio si lasciò sempre, per cosi dire, adorare in silenzio: della loro opera letteraria (alla quale essi osavano appena accennare in sua presenza) si limitò sempre a sorridere indulgentemente. Robert de Montesquiou e Marcel Boulenger furono più fortunati. Il primo, discendente per rami collaterali della grande famiglia francese dei duchi di Montesquiou-Fézensac, fu per d’Annunzio, durante il suo soggiorno in Francia, oltre che un amico, il gran sacerdote che gli conferì il crisma della «mondanità ». Poeta forbitissimo, decadente e ultra-prezioso, Robert de Montesquiou rappresentò a Parigi per circa mezzo secolo una fra le lingue più intelligentemente malediche e velenose che annoverasse l’alta società parigina e per questa ragione più che per i suoi impeccabili sonetti fu sempre temuto e rispettato da tutti. Perciò quanto egli si decise ad imporre al « Tout Paris »-