334 VITA SEGRETA DI GABRIELE D’ANNUNZIO più a suo agio nella piccola e misera « Villa Charitas» e che nel frattempo (avendo sensibilmente migliorato lo stato delle sue finanze) poteva permettersi un soggiorno più conforme ai suoi gusti e alle sue antiche abitudini, si trasferiva definitivamente nello « Chàlet Sant-Dominique ». Noemi, avendo compreso che, data la casa più vasta, il padrone avrebbe dovuto assumere altre persone di servizio, e d’altra parte non sentendosi capace di tollerare di condividere con altri il servizio e le cure che prodigava al Poeta chiese di essere messa in libertà, e qualche giorno dopo, inforcato il suo rapido mezzo, scompariva all’orizzonte, abbandonando definitivamente non solo la casa di d’Annunzio, ma persino la regione. Da Noemi, appartenente all’« ante-guerra », per trovare qualcuno d’interessante fra i domestici del Poeta, dobbiamo saltare a una cuoca di guerra, questa volta autentica « cordon bleu ». Si trattava nella fattispecie di una tarchiata e solida « charentaise » che conosceva a fondo il suo mestiere, che parlava anch’essa pochissimo e che, benché assai più giovane di Noemi, era anch’essa vergine senza macchia né speranze. Essa dovette la sua elevazione alla carica di prima cuci-niera di Gabriele d’Annunzio non già alle sue qualità culinarie non ancora rivelate, ma unicamente al suo nome. Eravamo nel novembre del 1914, dunque in piena guerra. D’Annunzio che in quell’epoca abitava, a Parigi, un antico e discreto padiglione nascosto in fondo ad una vecchia via della Cité (rue Jeoffroy-l’Asnier) chiamato « Pavillon de Luxembourg », avendo licenziato una cuoca transitoria m’aveva incaricato di trovargliene un’altra che fosse, come abilità, all’altezza della situazione. L’agenzia a cui m’ero indirizzato me ne inviò tre che più o meno si equivalevano. Qjuando lesse i loro nomi il