d’annunzio e la guerra 699 Su questi torti della « nazione sorella » egli polemizzò aspramente coi francesi in un piccolo libro che gli italiani hanno la grave colpa di non conoscere abbastanza, dal titolo: « Aveux de l’Ingrat », che fu pubblicato in Parigi nel 1919, coi tipi dell’editore Grasset. Io mi trovavo in Francia quale segretario alla Sezione navale della Delegazione italiana, quando ricevetti da lui il manoscritto del volume, ardente e veemente filippica contro i denigratori e gli svalutatori del contributo italiano alla causa degli Alleati. D’Annunzio pensava e desiderava che il suo scritto potesse apparire, prima d’esser pubblicato in volume, sulle colonne di un quotidiano francese e mi spronava ogni giorno perché io riuscissi nell’intento. Ma, malgrado il mio buon volere e l’aiuto di cui mi furono larghi due scrittori francesi, ambedue sinceri ed ardenti amici dell’Italia, Marcel Boulenger e Achille Richard, il desiderio di d’Annunzio non potè essere esaudito. Nessun giornale francese, nonostante la simpatia verso il grande poeta italiano, volle, in quel momento delicato, assumersi una responsabilità di quella natura. Accettare, in quei giorni, di farsi portavoce delle rivendicazioni italiane (sia pure espresse nella superba forma letteraria di cui le aveva rivestite d’Annunzio) equivaleva a schierarsi apertamente contro Clemenceau. Sarebbe stato troppo pretendere dai francesi anche più equanimi (1)! Davanti a queste difficoltà d’Annunzio si imbizzarrf (1) « Sur le Piave, sur le Grappa * scrisse d’Annunzio « sur le plateau des Sept-Communes, nous étions seuls. Le 13 novembre la ligne du fleuve était soudée, de Monfenera à la mer. Le ig l'équilibre était rétabli entre Monfenera et le Tomba. Sur le plateau la lutte, prolongée pendant tout le mois, se fit plus âpre, du 4 au 7 décembre. Jusqu'au 21 la Grappa fut vraiment l'autel sublime de l'expiation. Le courage y égalait en splendeur le feu. Tous les coups de l'ennemi se brisèrent contre une résistence toujours plus splendide. Des monts aux lagunes, le grand arc ne fut tendu que par notre nerf. C’est une gloire que personne ne peut et ne doit contester ».