812 VITA SEGRETA DI GABRIELE D’ANNUNZIO Da qualche anno a questa parte, si può dire che d’Annun-zio non riceva più volontieri che coloro che non l’hanno mai personalmente conosciuto o quelli che hanno occasione di avvicinarlo con una certa frequenza. Dalle persone che ha conosciuto anticamente e che non lo vedono da molti anni, egli preferisce non essere riveduto. Il timore di dover leggere nei loro occhi lo stupore per il suo mutamento fisico, lo porta talvolta ad essere perfino scortese: a disdire cioè all’ultimo istante, per una specie di tardiva resipiscenza, un colloquio ed un incontro promessi e preparati da tempo. E quando le circostanze rendono inevitabile il fatto, egli certamente ne soffre nel suo intimo come d’una dolorosissima e inconfessabile umiliazione. Ad uno di questi incontri egli ebbe un giorno l’occasione di accennare con me, e lo fece con tanta cruda e spietata sincerità ch’io stesso, pur conoscendolo, ne rimasi stupito. Avevamo a lungo parlato di antiche e comuni conoscenze ed egli m’aveva interrogato su persone, specialmente donne, che non vedeva da moltissimi anni. Accennando con lui ad una di queste antiche sue amiche, uscii in questa frase: « Neppure col soccorso della tua prodigiosa fantasia tu potresti immaginare a qual punto sia ridotto il viso di quella signora, un giorno cosi bella ». «Non lo credo,» mi rispose, «poiché non è ancora passato un mese da che ho avuto, in questo campo, un’esperienza che m’ha procurato la piti straziante delle delusioni. Mai in vita mia avrei creduto di dover constatare tanta devastazione della bellezza. «Efu quando rividi Elena Muti (i). (i) Negli anni di Roma che vanno dal 1886 al 1890, d’Annunzio amò perdutamente e fu riamato da una maravigliosa donna ch’egli immortalò poi nel suo romanzo « Il Piacere » sotto il nome di Elena Muti. È la stessa persona che egli rivide al Vittoriale dopo 43 anni e di cui mi parlò.